La ragazza dai capelli scuri by Philip K. Dick

La ragazza dai capelli scuri by Philip K. Dick

autore:Philip K. Dick [Dick, Philip K.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza, Saggio
ISBN: 9788834741320
Google: SBWlzgEACAAJ
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2014-05-07T00:00:00+00:00


L’androide e l’umano

La mente cosiddetta primitiva ha la tendenza ad animare il proprio ambiente. Per anni la moderna psicologia del profondo ci ha richiesto di rimuovere queste proiezioni antropomorfiche da quella che è in effetti una realtà inanimata, di introiettare – ovvero di riportare dentro le nostre teste – l’essenza vitale che noi, nella nostra ignoranza, attribuiamo alle cose inerti che ci circondano. Si dice che tale introiezione costituisca il segno della vera maturità dell’individuo e l’autentico marchio della civiltà, in contrasto alla mera cultura sociale tipica invece delle società tribali. Pare che un indigeno africano veda l’ambiente che lo circonda pulsare per uno scopo, una vita che in realtà è dentro di lui; una volta superate queste proiezioni infantili, capisce che il mondo è morto e che la vita si trova soltanto dentro di lui. Quando raggiunge questo punto evoluto, viene considerato adulto o sano di mente. O razionale. Ma la domanda è: in questo procedimento non si rischia di reificare – ovvero, trasformare in oggetti – le persone? Ai suoi occhi, pietre, rocce e alberi ora possono essere inanimati, ma i suoi amici? Non ha forse tramutato in pietre anche loro?

In effetti, questo è un problema psicologico. E ritengo che la sua soluzione sia meno importante di quanto si pensi, dal momento che, nell’ultimo decennio, abbiamo assistito a una tendenza non prevista dai nostri zelanti psicologi – o da chiunque altro – che ridimensiona la questione: il nostro ambiente – e per ambiente intendo il mondo costruito da noi uomini, fatto di macchine, artefatti, computer, sistemi elettronici, componenti omeostatici d’interconnessione – in effetti sta cominciando a possedere sempre più quello che gli zelanti psicologi temono che il primitivo veda nel suo ambiente: l’essenza vitale. In un senso molto reale, il nostro ambiente sta diventando vivo, o almeno simil-vivo, e per certi versi specificamente e fondamentalmente analogo a noi stessi. La cibernetica, una valida disciplina scientifica sviluppata in tempi recenti ed enunciata da Norbert Wiener, ha individuato delle sostanziali analogie tra il comportamento delle macchine e degli umani, lasciando intendere che uno studio delle macchine avrebbe fornito informazioni preziose sul nostro stesso comportamento. Studiando gli errori di una macchina – per esempio quando due tropismi che dovrebbero escludersi a vicenda funzionano simultaneamente in una delle tartarughe sintetiche di Grey Walter, inducendo comportamenti straordinariamente complessi in quelle creature confuse – si può ottenere, forse, una prospettiva nuova e più produttiva su quello che in precedenza negli esseri umani veniva chiamato comportamento ‘nevrotico’. Ma supponiamo che l’uso di questa analogia venga ribaltato. Supponiamo – e non credo che Wiener abbia previsto questo – che uno studio di noi stessi, della nostra natura, ci consenta di avere delle intuizioni sul funzionamento e sul malfunzionamento di congegni meccanici ed elettronici ora straordinariamente complessi. In altre parole, quel che voglio evidenziare è la reale possibilità di comprendere l’ambiente artificiale che ci circonda, come si comporta, perché e a che scopo, a partire da quello che sappiamo su noi stessi.

Le macchine stanno diventando più umane,



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